Il bullismo a scuola
La mancata denuncia degli atti di bullismo è dovuta da un lato dalla paura delle ritorsioni dall'altro dalla regola implicita che è proibito ricorrere ad un aiuto esterno per risolvere i problemi che nascono all'interno di un gruppo.
Il bullismo coinvolge una quota significativa della popolazione studentesca, riguarda sia maschi che femmine, decresce nel passaggio dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado ma continua ad esser presente dopo i 14 anni, con episodi sempre di grave entità.
Gli atti sono compiuti in piccoli gruppi, formati da un leader, che viene considerato dai suoi compagni un modello positivo in quanto sfida l’autorità dell’insegnamento e da una serie di complici (aiutante, sostenitore) che forniscono copertura e appoggio.
La partecipazione ad un gruppo riduce le inibizioni e le responsabilità sociali in virtù delle quali si sperimentano sensi di colpa limitati .
Solo il 25% degli atti di bullismo viene denunciato agli insegnanti o ai genitori e questo, determina nella vittima, conseguenze profonde e, a volte, difficili da risolvere.
La mancata denuncia degli atti di bullismo è dovuta da un lato dalla paura delle ritorsioni, che vanno dall’isolamento sociale e rifiuto di colui che denuncia, dall’altro dalla regola implicita che è proibito ricorrere ad un aiuto esterno per risolvere i problemi che nascono all’interno di un gruppo.
Nei gruppi pre-adolescenziali o adolescenziali non è tollerabile il coinvolgimento di figure esterne adulte.
Un aspetto interessante da sottolineare è quindi il contesto omertoso all’interno del quale avvengono questi atti di bullismo, in cui i compagni di classe o non si accorgono o fingono di non vedere.
