L’ambientamento dei bambini al Nido

Per i bambini della fascia 0-3 anni è complicato comprendere che la mamma o il papà che li porta al Nido poi tornerà a riprenderli. Se sapessero parlare probabilmente direbbero: “Perché te ne vai?”, “Dove vai?”, “Perché mi abbandoni qui?”, “Chi sono queste persone con cui mi stai lasciando?”, “Quando tornerai?”, “Questo luogo è sicuro?”, “Non voglio stare qui solo senza di te"!


Fino a relativamente pochi anni fa, si parlava di inserimento al Nido e non di ambientamento. Con questi termini faccio riferimento a quel processo complesso che accompagna i bambini - ma anche i loro genitori e le educatrici - alla conoscenza del luogo e delle persone con cui vivranno per molte ore al giorno, per quasi tutto l’anno.
Ma perché due termini per definire lo stesso processo? Inizialmente, veniva utilizzata solo la parola “inserimento”. Ci si è poi soffermati sul significato di questa parola e si è ragionato sul fatto che il bambino, le educatrici e i genitori non si inseriscono in un nuovo contesto ma si ambientano in esso. Ad oggi, vengono utilizzati entrambi i termini per riferirsi al medesimo processo ma personalmente, preferisco di gran lunga la parola “ambientamento”.
Cosa avviene durante l’ambientamento del bambino al Nido?
Generalmente, i bambini che entrano per la prima volta all’asilo hanno vissuto poche esperienze di separazione dai genitori, soprattutto dalla mamma. Per i bambini della fascia 0-3 anni è complicato comprendere che la mamma o il papà che li porta al Nido poi tornerà a riprenderli. Se sapessero parlare probabilmente direbbero: “Perché te ne vai?”, “Dove vai?”, “Perché mi abbandoni qui?, “Chi sono queste persone con cui mi stai lasciando?”, “Quando tornerai?”, “Questo luogo è sicuro?”, “Non voglio stare qui solo senza di te!”. In loro si manifestano prepotenti dei sentimenti forti: senso di abbandono, rabbia, tristezza, disperazione che generalmente esprimono con pianti e urla. La comprensione e la consapevolezza che qualcuno verrà sempre a prenderli è un apprendimento che i bambini costruiscono con il tempo.
Cosa si può fare per aiutare i bambini nella costruzione di questo apprendimento?
Innanzitutto, consigliare ai genitori di salutare sempre il bambino quando vanno via. Nei primi tempi questo potrebbe essere difficile sia per il genitore che per il bambino ma proviamo a riflettere come ci sentiremmo se andassimo in un posto nuovo con un nostro caro amico o con una persona a cui siamo molto legati e, ad un tratto, questa persona sparisce, va via senza dirci nulla. Immagino che un comune senso di abbandono, di smarrimento, frustrazione e tristezza ci assalirebbe.
Questo è esattamente ciò che accade nel bambino quando il genitore va via senza salutarlo. Dunque, anche se doloroso per entrambi, è sempre consigliabile salutarsi e, con frasi semplici e brevi, spiegare al bambino che più tardi si tornerà da lui: lasciare andare una persona cara può farci soffrire ma con il tempo il piccolo capirà che sono solo degli arrivederci e non degli addii.
Una volta salutato il genitore, è importante per l’educatrice connettersi con le emozioni del bambino. Non tutti reagiscono alla separazione allo stesso modo: alcuni piangono, altri strillano, alcuni non piangono da subito ma iniziano a farlo dopo una settimana o due, altri desiderano il ciuccio per provare sollievo, alcuni, nonostante utilizzino il ciuccio, lo rifiutano con rabbia, altri necessitano del loro peluche preferito.
In base alla persona che abbiamo di fronte e al tipo di reazione che il bambino manifesta, l’educatrice può riflettere su alcune importanti considerazioni:
- Il bambino sente se e quando l’educatrice è “connessa” al suo stato d’animo, se lo sta ascoltando empaticamente, se lo comprende, se lo vede non solo con gli occhi. L’apertura alla comprensione è il primo passo verso la conoscenza dell’altro.
- Lasciare che il bambino esprima la sua emozione per come pensa, per come sente e per come vuole in quel preciso momento. Ci saranno dei giorni in cui forse piangerà molto, dei giorni in cui probabilmente vorrà restare solo in un cantuccio della stanza, delle volte forse vorrà il ciuccio per consolarsi o il suo peluche preferito oppure può darsi che vorrà manifestare la sua frustrazione, rabbia e tristezza, urlando. Diamogli sempre il permesso di farlo a condizione ovviamente con non metta in atto comportamenti lesivi o pericolosi per sé e per gli altri. Diamogli e diamoci tempo. Tempo di comprendere che il Nido è un posto in cui ci sono persone di cui ci si può fidare, è un luogo caldo e accogliente, è un posto dove ci si può sentire a casa, dove si hanno le proprie cose anche se si è in mezzo a tanti, è un luogo dove si è compresi e accolti. Con il proprio tempo personale, il bambino capirà che la mattina i genitori vanno al lavoro e lui all’asilo, che al Nido si gioca, si impara, ci si diverte, si mangia, si dorme e si cresce insieme.
- La relazione con il bambino si costruisce ogni giorno e, nel Nido, inizia proprio in una fase delicata come quella appena descritta dell’ambientamento.
Penso e sento che tre parole chiave possono aiutare il bambino a vivere più serenamente questo processo:
Delicatezza. Il bambino nella fascia 0-3 anni è una persona che possiede già un suo temperamento. È importante accettare il bambino per come è, imparando giorno per giorno a conoscerlo, a capirlo e a farci conoscere con delicatezza, rispettandolo e rispettandoci.
Discrezione. Se torno indietro con la memoria, a quando ho iniziato un nuovo percorso scolastico, ricordo che una caratteristica delle docenti che ho molto apprezzato è stata la discrezione, la non invadenza, soprattutto nei primi tempi. Attenzione sì, invadenza no. Penso ai bambini del Nido e ritengo che, se tutti potessero parlare, ci chiederebbero la stessa cosa. 
Gentilezza. Educare alla gentilezza penso sia molto difficile, soprattutto per noi adulti. Le educatrici, in onore del ruolo che rivestono, sono le prime ad essere chiamate a praticarla verso sé stesse e verso le persone di cui si prendono cura.

Valentina Buonpane
Educatrice per la prima infanzia, Pedagogista  
Counsellor professionista CNCP


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