Agire l’empowerment nella collaborazione tra docenti

Un insegnante che si prende cura del proprio allievo, che lo aiuta nell’acquisizione di competenze di autostima e di autoefficacia ha il dovere di essere consapevole dello stato di sviluppo di questi costrutti dentro di sé.


Gli insegnanti che vogliano utilizzare la didattica dell’empowerment a scuola non possono non tener conto del loro senso di empowerment e delle dimensioni direttamente correlate a esso: il senso di autoefficacia (Bandura, 1996) e il locus of control (Rotter, 1966).
Per insegnare in modo efficace è necessario comunicare fiducia, considerare lo studente una persona degna di valore; sostenerlo nelle difficoltà, apprezzandone gli sforzi ed evidenziandone i traguardi.
Un insegnante che si prende cura del proprio allievo, che lo aiuta nell’acquisizione di competenze di autostima e di autoefficacia ha il dovere di essere consapevole dello stato di sviluppo di questi costrutti dentro di sé e di come queste dimensioni possano entrano in risonanza con le sensazioni di autostima, autoefficacia, fiducia dei propri allievi. È infatti attraverso la relazione con l’altro che i concetti suddetti prendono vita e ne determinano tipologia e forma.
Un primo banco di prova in cui vengono agite queste caratteristiche, ancor prima che nella relazione con la classe, è il rapporto con i colleghi, con cui si condivide il peso della responsabilità educativa. In questo spazio di relazione entrano in gioco tanti aspetti dei quali tener conto: la responsabilità verso se stessi e verso l’altro, la capacità di entrare in interdipendenza positiva con gli altri, la competenza di auto-valutazione, il senso di fiducia, di autostima e di autoefficacia.
La relazione positiva, alla base di una cooperazione efficace e produttiva tra docenti, rimane il modo migliore per rispondere ai bisogni educativi degli allievi.
Collaborare insieme in vista di uno scopo comune fa sperimentare il senso di appartenenza a una comunità educativa, fa comprendere quanto sia importante ascoltare gli altri con attenzione, valorizzandone le differenti idee.
Il docente, testando in prima persona gli effetti positivi di questa esperienza, potrà strutturare ambienti di apprendimento nei quali, questi aspetti siano imprescindibili, al fine di permettere da un lato l’autorealizzazione dell’individuo e dall’altro il successo formativo per tutti, nessuno escluso.
Una cooperazione efficace tra docenti non è affatto facile; ci sono differenti personalità e temperamenti, diverse visioni pedagogiche e didattiche, lessici educativi differenti, spesso, una mancanza di chiarezza sulla funzione educativa della scuola, fondamentali per cercare di lavorare in una direzione comune.
Come iniziare quindi a collaborare in modo fattivo? Innanzitutto, partendo dal presupposto che in una società dei giusti, ciascuno si deve impegnare a reinventare il legame sociale in funzione dell'insegnamento reciproco; ogni attività, ogni atto di comunicazione, ogni relazione umana implica un apprendimento attraverso l’altro, risorsa formativa fondamentale per la propria crescita professionale (Levy, 1985).
Le idee dell’altro, quindi, vanno ascoltate con attenzione e valorizzate, in quanto ciascuno può contribuire, secondo le proprie capacità, alla definizione di un progetto educativo coerente con la mission della scuola. Nel concreto si potrebbe elaborare una lista di risorse pedagogiche e didattiche di ogni insegnante al fine di creare gruppi di lavoro in cui affrontare delle specifiche tematiche educative; si potrebbero immaginare gruppi, che periodicamente si riuniscono, per condividere le esperienze educative e didattiche messe in atto, secondo l’ottica di una formazione tra pari.
La cooperazione è ormai richiesta dall’estrema complessità della realtà formativa ed è solo attraverso essa che sarà possibile da un lato, suddividere il peso della responsabilità educativa e, dall’altro, portare avanti il proprio progetto esistenziale, dare un orientamento alla propria vita professionale e accrescere la propria sensazione di empowerment.


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