Alla ricerca di un dialogo tra insegnanti e genitori: trattare con i genitori difficili

Le aree incerte sono quelle zone in cui le aree di responsabilità e doveri tra gli insegnanti e i genitori non sono chiare.


Negli ultimi decenni numerose ricerche hanno evidenziato come lo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino sia correlato con un rapporto positivo tra genitori ed insegnanti e come una corretta relazione scuola-famiglia favorisca il benessere dei figli-alunni. Diventa importante favorire questa relazione attraverso efficaci politiche scolastiche e interventi mirati e consapevoli.
Erickson (2000) trattando delle relazioni famiglia-scuola usa l’espressione “area incerta”. Le aree incerte sono quelle zone in cui le aree di responsabilità e doveri tra gli insegnanti e i genitori non sono chiare. Ad esempio gli insegnanti possono interferire sulla cura e le scelte di crescita dei figli? Oppure può essere consentito ai genitori di interferire sulle questioni scolastiche come la disciplina, le regole o scelte metodologiche?
In queste situazioni diventa fondamentale costruire spazi in cui vengano condivise e suddivise le responsabilità. Il rapporto con i genitori è uno dei fattori di stress per l’insegnante che, se non possiede competenze utili ad affrontare le situazioni quotidiane che si vengono a creare, può portare allo sviluppo di un senso di inadeguatezza e la conseguente creazione di un clima negativo a discapito del bambino.
Diverse ricerche stimano che circa un 70-80% della relazione scuola-famiglia è favorita dalla madre degli alunni: aiutano i figli a studiare a casa, partecipano alle riunioni e alle attività scolastiche. Queste ricerche evidenziano anche che la partecipazione di uno o entrambi i genitori hanno un’influenza differente sul successo formativo. E come la partecipazione di entrambi i genitori nei primi ordini scolastici è sei volte più importante per l’apprendimento.
Van der Wolf e Evereat (2005) attraverso il loro strumento di ricerca (CPSQ) hanno individuato sette tipologie di genitori difficili, che con i loro comportamenti, mettono a dura prova il corpo docente:
- I genitori eccessivamente preoccupati. Sono quei genitori che sono molto attenti ai risultati scolastici dei loro figli, che si preoccupano se i risultati ottenuti dal bambino non sono quelli che immaginano debbano essere. Si rivolgono spesso agli insegnanti interferendo con il loro lavoro, dando consigli, suggerimenti o facendo critiche al loro operato.
I genitori insoddisfatti. In genere considerano l’insegnante non all’altezza del compito, non condividono le strategie utilizzato e la qualità dell’insegnamento proposto. Si lamentano spesso con il Dirigente.
I genitori non-cooperativi. Sono genitori che sembrano interessati a cooperare con l’insegnante e la scuola ma poi trovano sempre scuse per non farlo.
I genitori negligenti. Trascurano il bambino in tutti i campi della sua vita.
I genitori iperprotettivi. Sono genitori ansiosi, eccessivamente preoccupati dell’incolumità psicofisica del bambino. Vigilano continuamente sul bambino, non abbassando mai il controllo. Sono più preoccupati di proteggerlo dai diversi pericoli che suppongono ci siano a scuola che dei risultati scolastici.
- I genitori disinteressati. Tendono a non avere contatti con la scuola, immaginando che le attività di apprendimento siano solo appannaggio dell’istituzione didattica e che gli insegnanti siano i principali responsabili dell’educazione dei bambini.
- I genitori litigiosi. Sono i genitori che cercano l’alleanza con il docente a discapito del partner ed utilizzano i colloqui a scuola come momenti di confronto tra di loro sull’educazione da dare al bambino.
Come entrare in relazioni con i genitori difficili? Non è facile dare dei consigli pratici o regole di comportamento ma forse il primo step da mettere in atto è quello di creare con i genitori un’alleanza educativa. In che modo? Dimostrando che si ha un interesse autentico a conoscere il bambino, a comprendere e risolvere i suoi problemi e i suoi bisogni. L’insegnante, quando  evidenzia un problema, deve comunicare al genitore che non sta mettendo in discussione la sua competenza genitoriale, ma che sta cercando di trovare insieme delle strategie utili alla risoluzione dei comportamenti problematici del figlio.
È importante predisporre un setting accogliente in cui il genitore si senta libero di esprimersi e non si senta sottoposto a giudizio. Iniziare a descrivere, utilizzando un linguaggio operativo e chiaro, il comportamento problema del bambino a scuola chiedendo se questo è presente anche a casa e, in caso di risposta affermativa, in quali occasioni si verifica. Si può utilizzare l’ascolto attivo, il rispecchiamento sia verbale che non verbale, sospendere il giudizio e le valutazioni. Occorre ricordare che quello è un momento molto delicato in quanto il genitore sta ammettendo con gli altri ma soprattutto con se stesso che non è stato un genitore perfetto o buono. Si sottolinea che il docente è un professionista che ha gran parte della responsabilità della costruzione di buone relazioni (Nordahl et alii, 2005) e per questo deve avere degli atteggiamenti positivi nei confronti dei genitori, considerandoli risorse positive per gli alunni.
Il rapporto tra genitori e insegnanti va costruito giorno per giorno attraverso il confronto, il dialogo e la negoziazione nella convinzione che per ottenere il successo formativo dell’alunno sia necessaria la collaborazione di entrambe le parti e che ognuna grazie alla propria specificità è fondamentale nello sviluppo globale de bambino.


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