Collaborare per promuovere lo star bene a scuola

Emerge chiaramente il ruolo e la funzione che deve avere la scuola in riferimento alla promozione dello stare bene dei bambini e degli insegnanti in direzione della prevenzione e non solo della “cura”.


Nella società complessa in cui si vive la funzione della scuola è diventata policroma e variegata. La scuola ha bisogno di proporsi non più solo come agenzia didattico - formativa ma come agenzia educativo - didattica che presta una particolare attenzione all’aspetto affettivo – emotivo - relazionale del bambino e dell’adulto. Alla luce di quanto asserito emerge chiaramente il ruolo e la funzione che deve avere la scuola in riferimento alla promozione dello stare bene dei bambini e degli insegnanti, in direzione della prevenzione e non solo della “cura”. L’assenza in Italia di una tradizione di counseling scolastico può essere fatta risalire al ruolo centrale che ha mantenuto per molti decenni la famiglia rispetto all’educazione e la chiesa o l’istituzione religiosa rispetto all’educazione affettiva. Gli psicologici, di formazione clinica, si sono riservati prevalentemente l’aspetto che ovviamente li connota maggiormente, maturando competenze esclusivamente diagnostiche. Nello stesso tempo gli insegnanti per molto tempo hanno rifuggito o accolto con molta resistenza l’intervento e la collaborazione con figure professionali extrascolastiche. “Questa situazione va ora modificandosi. La scuola sente infatti l’utilità di stabilire una nuova alleanza con gli studenti, la religione non ha più la stessa influenza culturale diffusa, gli psicologi vanno elaborando nuovi modelli di comprensione e di intervento clinico per gli adolescenti” (Maggiolini, 2007).
Gli insegnanti si trovano di fronte a nuove sfide, sempre più marcate, non solo di carattere didattico ma soprattutto di carattere relazionale, motivazionale, di comportamento e la “competenza nell’analisi e nella comprensione dei problemi degli studenti e della classe dovrebbe essere quindi una funzione interna al compito primario della scuola sia come capacità tecnica specifica di personale appositamente formato allo scopo di svolgere attività di supporto agli studenti in difficoltà” (Maggiolini, 2007).
Si sta creando uno spazio intermedio ricco di azioni e di riflessioni che, sta dando origine a delle figure intermedie, con un profilo ancora incerto ma che inizia a trovare una sempre più specifica collocazione. Ed è in merito a questa centralità dell’alunno e al suo sviluppo, non solo cognitivo ma anche emotivo, che l’intervento di counseling può collocarsi per la ”promozione della salute individuale e della comunità educativa, considerando come focus le persone nei loro contesti e con le loro risorse” (Spalletta - Quaranta, 2002).
Il counseling nel contesto scolastico può essere offerto come sostegno nei momenti di disagio (relazionale, sociale, familiare, affettivo) o di problematicità relative all’apprendimento, come orientamento nella fasi di crisi legate alla crescita e nelle scelte professionali e di studio, come invio in situazioni che richiedono l’ azione di personale specialistico “oppure può essere insegnato” nelle sue competenze di base alle varie componenti del contesto stesso. Di qui le attività per l’apprendimento di abilità comunicative, di ascolto, di problem solving relazionale, che coinvolgono bambini, ragazzi, genitori, insegnanti, il personale non docente. “Sviluppare la possibilità di una comprensione significativa, un clima di collaborazione operante tra componenti della comunità educativa: le abilità di counseling diventano risorsa collettiva costituiscono un’opportunità di empowerment” (Spalletta-Quaranta, 2002).


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