La famiglia digitale: del senso di colpa alla relazione

Il nuovo paradigma educativo attualmente messo in atto nelle famiglie registra, innanzitutto, una sempre più evidente riduzione della simmetria dei ruoli di genere; si assiste al passaggio dal ruolo alla relazione, sia tra marito e moglie che tra genitori e figli e aumenta la negoziazione.


Il contesto in cui nascono e crescono i bambini e gli adolescenti di oggi ha una serie di caratteristiche differenti rispetto al passato e valori nuovi da indagare e sui quali riflettere.
Fino a qualche decennio fa, in famiglia i ruoli erano distribuiti in modo evidentemente differenziato: le mamme si prendevano cura dei bambini, i papà dettavano le regole sociali e sanzionavano i comportamenti devianti, entrando di rado nel processo di cura dei figli.
Scomodando il padre della psicoanalisi, in passato il bambino veniva considerare un perverso polimorfo (Freud 1905), un essere istintuale, con bisogni e desideri eccessivi, che dovevano essere regolamentati attraverso l'acquisizione di regole sociali e di una buona educazione. Il conflitto all’interno della famiglia, per assimilazione o per contrasto, era considerato inevitabile per crescere e per acquisire la propria identità e, in nome della crescita dei figli, i genitori potevano anche sacrificare aspetti della relazione affettiva.
Per quanto riguarda il processo di apprendimento si pensava che avvenisse esclusivamente attraverso la relazione con l'ambiente (Pavlov, Skinner), e veniva negata la presenza di competenze relazionali innate, presenti fin dalla nascita.
I cambiamenti culturali, economici, sociali e tecnologici avvenuti all’interno della società contemporanea, hanno modificato i modelli educativi familiari e le modalità di apprendimento degli individui.
La concezione della tabula rasa è superata da quella relazionale (Vygotski, Piaget). Il bambino viene considerato come un essere dotato, fin dalla nascita, di competenze relazionali.
Il cambiamento della visione del bambino, che da soggetto istintuale e ricco di pulsioni diventa un individuo buono, capace di farsi amare fin da subito, ha una ricaduta sul ruolo di cura materno e paterno e sul modello educativo utilizzato.
Il nuovo paradigma educativo attualmente messo in atto nelle famiglie registra, innanzitutto, una sempre più evidente riduzione della simmetria dei ruoli di genere; si assiste al passaggio dal ruolo alla relazione, sia tra marito e moglie che tra genitori e figli e aumenta la negoziazione (Fruggeri 2014).
La vicinanza e la relazione divengono gli strumenti più utilizzati nell’educazione dei figli e i conflitti generazionali, che in passato permettevano ai ragazzi di acquisire la propria identità personale, cominciano ad essere evitati il più possibile; emerge e domina il colloquio piuttosto che l’imposizione e, la negoziazione di chi fa cosa, diventa una costante sia tra i partner che tra genitori e figli.
Si assiste al passaggio dal tu devi obbedire al tu devi capire (Lancini 2015); si cerca continuamente di spiegare al bambino le ragioni dell'intervento educativo messo in atto, permettendo da un lato, la libera espressione creativa dell’individuo ma dall'altro, rischiando di non riuscire a tenere a bada lo strapotere dei figli.
Durante le fasi di crescita dei propri figli, i genitori mettono in atto una relazione educativa che tende a ridurne drasticamente le frustrazioni e le ferite narcisistiche, provocando nei ragazzi un eccesso di sensibilità nei confronti delle delusioni e delle privazioni e l’incapacità di affrontare razionalmente la realtà.
Il bisogno di essere rispecchiati, ammirati e valorizzati, proprio della fase infantile, permane anche in adolescenza e i ragazzi crescono sempre più convinti che ilsia decisamente più importante dell'Altro e che si cresca solo attraverso la sua libera espressione (Lancini 2015).
I coetanei vengono percepiti più competenti degli adulti nel riconoscere e valorizzare gli aspetti di originalità e creatività del Sé e lo sviluppo dell’identità viene delegato prevalentemente al gruppo dei pari.
Il modello educativo privilegiato dalla famiglia contemporanea, quindi, non è più basato sul senso di colpa che in passato caratterizzava la vita dei bambini e degli adolescenti, i quali a causa della loro natura istintuale e avida erano sempre manchevoli di qualcosa o accusati di trasgredire delle norme ma è fondato sulla relazione, sulla comprensione e sull’identificazione con i bisogni e le ragioni dei propri figli.
Su queste trasformazioni si inseriscono le nuove tecnologie che, dal un lato impongono ulteriori cambiamenti al modello educativo familiare ma dall’altro, rispondono ad alcuni bisogni della famiglia, cosiddetta affettiva.
I digital native (Prensky 2001), continuamente accompagnati dalle loro protesi virtuali, considerano la rete una terza famiglia, accanto alla famiglia affettiva naturale, a quella sociale, costituita dal gruppo dei pari.
Numerose indagini testimoniano come sia sempre più anticipata l'età in cui si possiede il primo telefono cellulare e che come questo venga considerato alla stregua di un cordone ombelicale virtuale che permette ai genitori di rimanere sempre agganciati ai propri figli e di esercitare su di loro il controllo.
Si amplifica ancora di più il concetto di relazione tra pari che, nella nuova famiglia affettiva, viene considerato un processo fondamentale da mettere in atto, anche quando il bambino è piccolissimo e anche quando non corrisponde a una reale esigenza del bambino.
In adolescenza, i luoghi di gioco e socializzazione che durante l'infanzia venivano considerati fondamentali per l'avvio e il mantenimento delle relazioni, cominciano ad essere considerati pericolosi e i genitori si sentono più tranquilli se l'adolescente rimane tra le mura domestiche, in modo da ridurre ai minimi termini i rischi esterni.
A questo punto fondamentali diventano le tecnologie che, scongiurando la messa in gioco del corpo reale in luoghi esterni considerati pericolosi, permettono agli adolescenti di agire le relazioni nelle piazze virtuali.
Ma quanto preservare i propri figli dai pericoli esterni è per i genitori una reale protezione, dal momento che sono connessi virtualmente?


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