Gli interventi nella classe per prevenire il fenomeno del bullismo

Negli ultimi anni in Italia si stanno sperimentando dei modelli di prevenzione del fenomeno del bullismo che si basano sulla naturale predisposizione di molti studenti ad aiutare, dare sostegno e consolare i propri compagni.


La prevenzione e la gestione del fenomeno del bullismo oltre a coinvolgere i diversi livelli del sistema (comunità, scuola, famiglia), non può fare a meno del contributo attivo degli studenti.
Questo si può esplicare secondo tre tipologie di interventi:
individuali: si può lavorare sulla percezione che ogni studente ha della propria esperienza in classe, sul livello di autoefficacia e di empowerment che sente di possedere e, nello stesso tempo, sulla conoscenza e sensibilizzazione nei confronti del fenomeno;
relazionali: in questa categoria può rientrare un percorso di consapevolezza sulla tipologia di relazioni presenti in classe e sulle modalità comunicative messe in atto. Si possono proporre percorsi di alfabetizzazione emotiva, di sviluppo di competenze pro-sociali, si possono utilizzare strategie di apprendimento cooperative e valorizzazione di competenze sociali positive;
-istituzionali: ci si riferisce più agli aspetti organizzativi e gestionali della vita di classe (ambienti, regole, orari, ecc) che hanno in genere un’influenza sugli altri due livelli: si possono prevedere attività sulle regole e sulla gestione positiva dei conflitti.
Negli ultimi anni in Italia si stanno sperimentando dei modelli di prevenzione del fenomeno del bullismo che si basano sulla naturale predisposizione di molti studenti ad aiutare, dare sostegno e consolare i propri compagni.
Le strategie educative, basate sull’intervento diretto degli studenti, presuppongono una diversa filosofia educativa che assegna la gestione dei conflitti, non ad una figura adulta, ma ad un processo negoziale che coinvolge i protagonisti dello scontro.
Questa modalità di risoluzione dei conflitti presenta diversi vantaggi anche sulla crescita socio-relazionale dei ragazzi. I ragazzi implementano competenze individuali, abilità sociali e comunicative spendibili anche fuori dal contesto scuola; assumono la consapevolezza che i conflitti possano essere gestiti in modo autonomo e costruttivo.
Gli episodi di confitto si riducono, soprattutto in quei luoghi dove è più difficile la supervisione e nei contesti poco strutturati, come ad esempio la ricreazione.
Alcune ricerche dimostrano che nei casi di gestione dei conflitti in cui si fa leva sulle risorse del gruppo dei coetanei si risolvono gli episodi conflittuali nell’ 80% dei casi.
Due sono gli esempi in cui si usano le risorse del gruppo classe per la risoluzione dei conflitti:
- l’operatore amico, uno studente adeguatamente formato, svolge un ruolo di sostegno nei confronti di studenti in difficoltà;
-  il peer counseling, ovvero la consulenza tra pari in cui si mettono in atto spazi di ascolto gestiti dagli studenti stessi.
In ultimo si vuole porre l’attenzione sull’importanza di quei fattori chiamati protettivi che possono ridurre le difficoltà di adattamento all’ambiente in età evolutiva e che prevengono comportamenti a rischio. E’ doveroso quindi fare leva o potenziare tutti i punti di forza, le caratteristiche di resilienza che permettono di fare fronte alle situazioni di criticità piuttosto che occuparsi solo delle fragilità psicologiche dei soggetti a rischio.


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