L'incontro con l'insegnante nella scuola dell'infanzia: le aspettative e le reciproche influenze
L’insegnante di scuola dell’infanzia ricopre il duplice ruolo di figura educativa e di riferimento affettivo in quanto, da un lato dà regole da rispettare, dall’altro fornisce cure proprie di un genitore.
In letteratura, la relazione tra bambino e insegnante, soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, viene poco trattata nonostante essa sia catalizzatrice di tutte le attività e le esperienze in cui il piccolo viene coinvolto, sin dal suo primo ingresso nella nuova scuola.
Molti autori, tra cui D’Odorico e Cassibba, sostengono che nel periodo prescolare, la figura dell’insegnante costituisca, in alcuni momenti, il naturale prolungamento della relazione parentale e che la costruzione di una relazione di attaccamento sicuro con l’insegnante possa addirittura compensare gli effetti di una relazione insicura che il bambino ha stabilito con la propria madre. La qualità del legame affettivo che si stabilisce tra educatore e bambino è addirittura predittiva del successivo sviluppo di alcune sue competenze cognitive e sociali. Diventa quindi indispensabile per la crescita sana del bambino che l’insegnante si impegni al massimo per far sì che la relazione sia di qualità.
A differenza di quella con i coetanei che è di tipo orizzontale, la relazione con l’insegnante è di tipo verticale, asimmetrica, con funzioni e ruoli complementari e ha lo scopo di fornire sicurezza e protezione al bambino che sta facendo il suo ingresso nel mondo sociale. Questa tipologia di relazione è caratterizzata da reciprocità, sincronia, sensibilità e coordinazione e si costituisce attraverso il ripetersi delle numerose interazioni che si svolgono in tempi e situazioni diverse.
L’insegnante di scuola dell’infanzia ricopre il duplice ruolo di figura educativa e di riferimento affettivo in quanto, da un lato dà regole da rispettare, dall’altro fornisce cure proprie di un genitore.
È il garante del sistema di norme e di comportamenti che consentono il buon funzionamento del gruppo classe, permettendo al bambino di sentirsi al sicuro e imparare a muoversi nel contesto sociale per strutturare la sua personalità ma, nello stesso tempo, è colui che legge i segnali inviati dal bambino, valorizza le risorse di ognuno, comunica accettazione e calore emotivo.
Diversi studi affermano che nello stesso individuo possono coesistere diverse rappresentazioni di attaccamento, in funzione delle differenti relazioni instaurate con i suoi caregiver di riferimento: ad esempio il bambino è in grado di costruirsi modelli relazionali diversi con la madre e con l’insegnante.
I bambini con un attaccamento sicuro all’insegnante riescono a mettere in atto comportamenti pro-sociali, a svolgere giochi più complessi dal punto di vista sociale rispetto ai pari con una relazione meno sicura con l’insegnante. L’insegnante contribuisce alla promozione sia dello sviluppo socio-cognitivo che socio-emotivo del bambino fornendogli, così come fanno i genitori nel contesto familiare, quel senso di fiducia e protezione, all’interno del contesto scolastico, indispensabile affinché il piccolo possa esplorare il mondo fisico e sociale che lo circonda. Addirittura, una relazione profonda e significativa con l’insegnante, condiziona in modo positivo il comportamento sociale del bambino anche quando questi proviene da un contesto famigliare povero di supporto emotivo.
La professionalità relazionale dell’insegnante influenza anche la capacità del bambino di instaurare relazioni costruttive con i compagni di classe, di creare amicizie e di crearsi una positiva immagine di sé.
Nonostante l’importante ruolo che ricopre, non si può pretendere che l’insegnate sia perfetto. Egli, però, quale professionista della relazione educativa, dovrebbe costruire rapporti con i bambini improntati al rispetto reciproco, alla valorizzazione delle differenze e al potenziamento delle risorse, assumendo un atteggiamento empatico e rappresentandosi il mondo così come questi lo sperimenta.