Microfoni accesi e telecamere attive anche sui LEAD!

Fare scuola non può e non deve significare esclusivamente preoccuparsi del prosieguo di una programmazione, ma anche e soprattutto prendersi cura di piccoli allievi, in un periodo storico che mette a dura prova gli equilibri emotivi di tutti.


Microfoni accesi.
Telecamere attivate.
Tutti pronti davanti allo schermo con penne, libri e quaderni.
Ai tempi del secondo lockdown- che sembra riprodurre come un angosciante dejavu lo scorso anno- non si parla altro che di questo: DaD, acronimo che sta per didattica a distanza.
Poco si parla invece dei LEAD, altro acronimo che racchiude un significato molto intenso: Legami Educativi A Distanza e riguarda tutti quei bambini di età compresa tra 0 e 6 anni che frequentano nidi e scuole di infanzia. Com’è possibile fare scuola con i più piccoli a distanza?
Innanzitutto, lo span attentivo di un bambino tra i 2 e i 3 anni è molto ridotto e va dai 4 ai 10 minuti in un ambiente che faciliti il più possibile la sua concentrazione; di certo, una cameretta piena di giocattoli in una casa in cui mamma e papà lavorano in smartworking, non è definibile come ambiente che favorisca l’attenzione selettiva e sostenuta.
Condizioni sfavorevoli di questo tipo porterebbero molti ad una resa, lasciando che i più piccoli vivano i giorni di lockdown come “vacanza”, nel senso etimologico del termine: vuota, libera da impegni scolastici di qualunque tipo. Tutto ciò è avvalorato dal mancato riconoscimento alla stessa scuola dell’infanzia che non rientra nella fascia dell’obbligo e che, per retaggio culturale, è spesso considerata come un luogo di puro intrattenimento e svago per i bambini.
Eppure, un modo per mantenere saldo un legame (non a caso, LEAD!) anche con i più piccoli deve essere trovato e lo raccomandano anche le Indicazioni Ministeriali. Fare scuola non può e non deve significare esclusivamente preoccuparsi del prosieguo di una programmazione, ma anche e soprattutto prendersi cura di piccoli allievi, in un periodo storico che mette a dura prova gli equilibri emotivi di tutti.
Come fare allora scuola anche con i più piccoli?
Innanzitutto, si possono organizzare videochiamate brevi con piccoli gruppi di bambini; in questi incontri, è fondamentale ripercorrere insieme al bambino la routine scolastica: saluti, canzoncine e filastrocche di apertura, riprendendo padronanza del tempo che passa e dei giorni della settimana. I bambini devono avere la possibilità di partecipare attivamente all’incontro, anche solo cantando, battendo le mani o rispondendo ad un appello telematico. Questi momenti non devono essere lasciati all’improvvisazione, ma organizzati e calendarizzati attentamente per restituire ai bambini l’idea di una scuola che continua, che ritrova la via per rientrare a pieno titolo nelle loro vite.
C’è poi tutta la parte di scuola in modalità asincrona: WeSchool e molte altre piattaforme permettono il caricamento di video e file audio e allora via ai tutorial per creare “personaggi fantastici” che escono dalle favole raccontate (a volte basta un po’ di cartoncino per costituire le sagome e uno stuzzicadenti per dare loro vita e movimento!), esperimenti scientifici che a scuola nemmeno si ha la possibilità di fare, lavoretti per le ricorrenze imminenti, “ricette” magiche da provare e di cui condividere le foto, esplorazioni sensoriali della Primavera che si affaccia ostinata anche sui balconi e nei giardini.
In questo percorso, come già Pasolini ricordava, è cruciale creare un “patto educativo” tra genitori e insegnanti, provando a conciliare le esigenze di tutti, supportando nelle difficoltà, non giudicando la riuscita o meno di eventuali schede assegnate (come precisano le indicazioni ministeriali, ancora di più nel caso della dei LEAD, l’insegnante non deve concentrarsi sull’elaborato del bambino). Microfoni accesi, allora.
Telecamere anche, perché sono un’insegnante di scuola dell’infanzia e rivendico l’importanza di man-tenere (tenere per mano, anche se da lontano) i miei bambini e poter dire loro: “a domani”, affinché la scuola sia ancora la cura per il nostro futuro.

Valentina Pescatore
Dott.ssa in Scienze della Formazione Primaria
Insegnante di Scuola dell’Infanzia


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