Per una didattica dell’empowerment

Uno studente può attribuire il raggiungimento o meno di un risultato a cause interne (o a cause esterne. Lo studente che ha uno stile di attribuzione interno ha in genere un atteggiamento positivo nei confronti dell’insuccesso, considerandolo modificabile, transitorio, controllabile e settoriale. In genere è uno studente che ha un rapporto ottimistico con il proprio apprendimento, ama sperimentarsi in nuovi compiti e affronta le difficoltà senza paura.



La didattica tradizionale molto spesso si focalizza sulla trasmissione di informazioni e conoscenze fondamentali per far conseguire agli studenti le competenze programmate; una didattica orientata a promuovere negli alunni il senso di empowerment proporrà esperienze educative attive, attraverso le quali lo studente potrà sperimentare le proprie e le risorse del gruppo classe, potrà sentirsi coinvolto nell’apprendimento e nella risoluzione di problemi significativi, raggiungendo in tal modo le competenze pianificate. L’apprendimento diventerà tanto più efficace quando più lo studente penserà di potere ottenere il successo formativo, avrà stima di sé e sarà soddisfatto del contributo che dà alla classe, possederà un senso di identità positivo e solido, attribuirà il successo o l’insuccesso alle proprie capacità e impegno: sarà cioè in grado di orientare il processo di apprendimento e sviluppare le proprie potenzialità.
Analizziamo e approfondiamo le dimensioni proprie del concetto di empowerment.
La percezione di autoefficacia e di competenza (ce la posso fare!)
Questo costrutto si riferisce alla percezione della capacità individuale di mobilitare le proprie risorse interiori e le proprie capacità per soddisfare le aspettative situazionali (Piccardo 1995). Un individuo con un’alta percezione di autoefficacia agirà adeguatamente nell’ambiente ed utilizzerà al meglio le proprie potenzialità. Nel contesto scolastico uno studente che ha un alto livello di autoefficacia sarà portato ad affrontare con positività anche i compiti più difficili, saprà autoregolarsi, porsi degli obiettivi sempre più ambiziosi, cercando di raggiungerli. Chi si aspetta un buon risultato si sentirà incentivato ad impegnarsi di più, a rimanere concentrato, ad investire sulla propria formazione.
Al contrario uno studente con una bassa autoefficacia rinuncerà non appena un compito gli sembrerà difficile (tanto non ce la farò mai), si impegnerà poco, avrà basse aspirazioni e difficilmente avrà risultati brillanti. La scarsità dei risultati andrà a incentivare la percezione bassa di autoefficacia.
Un docente che mira a sviluppare nello studente il senso di empowerment cercherà di sostenerlo di fronte a compiti complessi, lo guiderà nel percorso di apprendimento, costruendo giorno per giorno la percezione di autoefficacia, attivando emozioni positive, incitandolo ad incrementare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo. In questo modo l’alunno si sentirà sempre più in grado di governare il processo, di guidarlo, imparerà a modulare l’impegno, affrontando con competenza gli stimoli stressori.
Per chiarezza il concetto di competenza fa riferimento al possesso di abilità e conoscenze specifiche che rendono possibile la messa in atto di una condotta e si differenzia dal concetto di autoefficacia che fa riferimento alla capacità di utilizzarle con successo, anche in condizioni difficili.
L’autostima (Io valgo)
L’autostima è il giudizio che ogni persona dà del proprio valore e dipende da molti fattori: le esperienze di successo e la realizzazione delle proprie potenzialità, le esperienze di competenza, il prestigio che si ha in un gruppo, la visione positiva di sé. Non sempre la percezione di un’immagine positiva di sé è seguita da comportamenti corretti.
Ad esempio lo studente che disturba potrà pensare di essere un “intrattenitore” oppure si percepisce simpatico e vivace, ignorando completamente come i suoi comportamenti siano invece considerati negativi.
L’autostima comporta accettazione e il rispetto di sé e credenze di valere. Un insegnante che ha intenzione di promuovere un’autostima positiva dovrà lavorare molto sull’educazione ai sentimenti, sulla capacità di cogliere gli aspetti positivi e imparare ad esprimerli e evidenziarli. Sarà fondamentale lavorare per creare un clima di classe in cui si evidenziano gli aspetti positivi degli studenti, evidenziando le loro abilità e capacità, accogliendo anche le manifestazioni negative e le perplessità che dovranno essere comunque, anche se sanzionate, prese in considerazione. L’autostima è una fonte di motivazione intrinseca fondamentale e facilità la voglia di apprendere, di darsi dei compiti sfidanti e significativi, di mettersi alla prova. Molto spesso accade che gli studenti incamerano molte informazioni ma non hanno il tempo o le capacità di rifletterci sopra per assimilarle. Dare spazio invece al pensiero critico, alla riflessione alla creatività permette all’autostima di germogliare, si permette di attivare nuove risonanze, di vivere di emozioni che, come ormai è confermato da numerosi studi, favoriscono l’apprendimento.
Il senso di identità (so chi sono e cosa voglio fare)
Il senso di identità orienta il percorso di ciascuno, soprattutto nei momenti difficili e imprevisti. È un concetto composto da più dimensioni (il sé, il senso dell’azione, il modo di affrontare le difficoltà, il senso di responsabilità di fronte alla propria crescita, la percezione di come si è visti dagli altri) che permette di rispondere in modo maturo alle diverse situazioni di vita che si manifestano. Spesso gli insegnanti riducono la personalità di ogni allievo solo a quello di studente, assegnandogli un ruolo parziale che definisce in minima parte quello che è davvero un allievo.
Immaginiamo invece che lo studente che entra in classe ha tanti aspetti di personalità che vanno formati, tante sensazioni da accogliere e ascoltare, tanti dubbi da affrontare e sciogliere. Una scuola aperta aiuta gli studenti a crescere e maturare sotto tutti i punti di vista, a riconoscere i propri talenti ed esprimerli nel miglior modo possibile; una scuola che forma dà a tutti l’opportunità di sperimentare le proprie risorse e di definire e perseguire i propri progetti di vita. Lo studente che ha un forte senso di identità sarà uno studente concentrato, deciso, orientato allo scopo (Bandura 2000) e che assegna un grande valore allo studio, non solo per ottenere buoni voti ma anche perché è utile alla crescita personale e funzionale ai suoi progetti. Uno studente con un forte senso di sé percepisce chiaramente la distinzione tra bene e male, attiva spesso il dialogo interno, distingue le cose giuste dalle ingiustizie.
Lo studente con un basso senso di sé ha poca motivazione, non coglie l’utilità dello studio per la formazione della propria personalità e, a volte, adotta comportamenti scorretti e disfunzionali. L’identità si struttura negativamente e il comportamento disfunzionale che mette in atto deriva dalla incapacità di pensarsi in alto modo, dal non sapersi immaginare un futuro diverso da quello che gli si preannuncia. In genere non ha maturato l’abilità di un dialogo interno di riflessione e trova la soddisfazione nell’azione immediata, senza riuscire a pianificare le conseguenze. Difficilmente sa relazionarsi positivamente, ascoltare l’altro, fare autonalisi.
Gli insegnanti potranno aiutare gli studenti ad acquisire un valido senso di identità, guidandoli nella conoscenza delle proprie reazioni emotive, aiutandoli a pensarsi in modo positivo, a rappresentarsi un futuro bello e possibile, dando a tutti la possibilità di immaginarsi come persone intere in cui tutte le molteplici dimensioni della loro personalità hanno possibilità di esprimersi.
Il locus of control (se va bene è merito mio, se va male è mio demerito)
Lo stile di attribuzione si riferisce alla valutazione dei risultati ottenuti e all’attribuzione di causalità degli eventi significativi nella vita.
Uno studente può attribuire il raggiungimento o meno di un risultato a cause interne (se mi impegno di più andrà meglio, ce l’ho messa tutta) o a cause esterne (il fallimento non è dipeso da me, non ne sono proprio capace). Lo studente che ha uno stile di attribuzione interno ha in genere un atteggiamento positivo nei confronti dell’insuccesso (Seligman 1996), considerandolo modificabile, transitorio, controllabile e settoriale. In genere è uno studente che ha un rapporto ottimistico con il proprio apprendimento, ama sperimentarsi in nuovi compiti e affronta le difficoltà senza paura.
Al contrario uno studente che attribuisce a cause esterne l’insuccesso pensa che esso sia immodificabile, permanente e incontrollabile; si scoraggia con facilità, è spesso demotivato, non si impegna a sufficienza perché pensa di non farcela e spesso rinuncia a nuove esperienze e opportunità.
Gli insegnanti che adottano una didattica dell’empowerment dovranno sostenere gli allievi nella valutazione delle loro attribuzioni, spingendoli ad assumersi le conseguenze delle loro azioni. Solo sentendosi competenti e responsabili gli studenti si potranno prendere cura di sé e migliorarsi. Goodman (1964) auspicava che la scuola fosse un luogo formativo in cui gli studenti potessero crescere in modo sano, vivere e imparare.


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