Potere ai docenti o agli allievi ? I metodi tradizionali di risoluzione dei conflitti a scuola

Nel metodo autoritario e in quello permissivo il potere dell’insegnante o dell’allievo gioca il ruolo fondamentale per vincere il conflitto ed ottenere la soluzione migliore per la parte vincente.


Gli insegnanti spesso pensano di risolvere i conflitti in termini di vittoria o di perdita. Alcuni insegnanti quando risolvono i conflitti cercano di farlo in modo tale da risultare vincitori o almeno non perdenti; altri, invece, adottano una modalità permissiva di risoluzione, facendo in modo che lo studente sia il vincitore del conflitto.
In entrambi i casi nella relazione educativa conflittuale esiste un perdente e un vincitore. Per essere più chiari l’insegnante autoritario/vincente impone la propria soluzione al conflitto obbligando lo studente ad accettarla; nel caso dell’insegnante permissivo/perdente sarà lo studente che proporrà la propria soluzione al conflitto. In entrambi i casi le due figure saranno scontente e proveranno emozioni di risentimento e rabbia.
Gordon (1991) afferma che in entrambi i casi gli insegnanti, che in genere oscillano tra queste due modalità di risoluzione dei conflitti, non si rendono conto che stanno utilizzando “un metodo di risoluzione” dei conflitti molto probabilmente mutuato dall’ambiente familiare o scolastico di origine. Metodo che a volte non è direttamente adeguato ai comportamenti degli studenti.
Il metodo di risoluzione dei conflitti che prevede un’impostazione autoritaria e che si basa sulla vittoria nel conflitto da parte dell’insegnante ha certamente degli aspetti positivi. Quando c’è un’emergenza è rapido ed efficace e può essere funzionale nella gestione di numerose persone ma gli aspetti positivi terminano qui.
Gli aspetti critici invece sono molteplici. Il perdente prova sentimenti di risentimento e di rabbia nei confronti dei vincitore del conflitto ed è poco motivato ad eseguire la soluzione che gli è stata imposta. Questo metodo limita la creatività, l’autocontrollo e l’autoregolazione. In molti casi blocca l’assunzione di responsabilità e l’autonomia, e provoca atteggiamenti di sottomissione e accondiscendenza gratuita. Costringe il vincitore ad esercitare il potere e l’autorità e sollecita, a volte, sensi di colpa.
Il metodo di risoluzione dei conflitti che prevede un’impostazione più permissiva in cui l’insegnante si arrende ha come pregio quello della rapidità perché spesso si ignora il comportamento conflittuale. Provoca, d’altro canto, risentimento e ostilità da parte dell’insegnante che si arrende. Nello studente invece crea atteggiamenti egoistici e poco collaborativi, scarsa considerazione nei confronti del docente visto come debole e incompetente e, a volte, sensi di colpa nei confronti dell’insegnante.
Entrambe le modalità di risoluzione non si legano a un rendimento scolastico positivo e al conseguente successo formativo.
In entrambi i metodi si evidenzia il concetto di autorità e di potere.
Nel metodo autoritario e in quello permissivo il potere dell’insegnante o dell’allievo gioca il ruolo fondamentale per vincere il conflitto ed ottenere la soluzione migliore per la parte vincente. Il potere agito dall’insegnante o dallo studente naturalmente provoca le stesse reazioni da entrambe le parti che vanno dalla ribellione alla sfida, dalla resistenza alle ritorsioni o vendette fino alle prepotenze, sottomissioni o lusinghe. Tutte modalità che ostacolano relazioni educative positive e rapporti sereni. Paradossalmente per avere una situazione scolastica positiva in cui i conflitti vengano risolti tempestivamente e efficacemente si dovrebbe rinunciare a ricorrere al potere e all’autorità.
Questo è possibile utilizzando una differente modalità di risoluzione dei conflitti: il metodo senza perdenti


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