La relazione scuola-famiglia

La famiglia viene considerata il primo contesto formativo del bambino e la scuola il primo luogo di socializzazione in cui la formazione viene sistematizzata. Nel momento in cui il bambino entra a scuola avviene, tra genitori e insegnanti, un primo confronto sull’idea di bambino.


Per comprendere la condizione del bambino di oggi, i suoi bisogni educativi e formativi occorre tener presente il livello di complessità della realtà nella quale è immerso. Secondo la prospettiva ecologica di Bronfenbrenner lo sviluppo del bambino è frutto dell’adattamento progressivo all’ambiente; il modello è concepito come una serie di sistemi concentrici (micro-meso e macrosistema), ordinati in modo gerarchico, connessi tra di loro da relazioni dirette e indirette che vanno a costituire un contesto educativo plurimo e complesso. Entrando nel dettaglio si può notare che la società attraverso la propria influenza, le istituzioni politiche attuando scelte in linea con il proprio orientamento, la scuola attraverso le scelte educative, la famiglia con le proprie scelte valoriali influenzano la formazione del cittadino di domani. Il futuro dei bambini è il prodotto, quindi, dell’influenza di queste componenti del sistema e della visione che hanno dell’idea di bambino, dei reali bisogni, dei percorsi per la sua crescita. La famiglia viene considerata il primo contesto formativo del bambino e la scuola il primo luogo di socializzazione in cui la formazione viene sistematizzata. Nel momento in cui il bambino entra a scuola avviene, tra genitori e insegnanti, un primo confronto sull’idea di bambino nel tentativo di e-ducere, di portare cioè allo scoperto e valorizzare tutte quelle potenzialità che gli permetteranno di affrontare nel miglior modo possibile la vita. La scuola e la famiglia si trovano ad avere lo stesso obiettivo educativo, ma a volte differenti visioni dell’idea di bambino.
Varie ricerche hanno dimostrato che la relazione scuola-famiglia è fondamentale per sostenere il processo di apprendimento del bambino e che una positiva relazione scuola-famiglia favorisce il benessere dei figli-alunni. Diventa importante investire su contesti partecipati in quanto il sentirsi parte costituisce la più efficace forma di prevenzione del disagio e di promozione sociale dei bambini e della famiglia. Il rapporto scuola-famiglia va costruito attraverso degli interventi mirati e consapevoli da parte dell’istituzione scolastica.
Il modello di Epstein (Partenrship Model, 1986), che si ispira alla visione ecologica di Bronfenbrenner, parte dal presupposto che la scuola e la famiglia, considerate due sfere sovrapposte, partecipano allo sviluppo del bambino in base all’azione di tre forze (tempo, caratteristiche della famiglia, politica della scuola) ed hanno obiettivi e sfide comuni: il successo nell’apprendimento e un adulto ben formato.
Epstein usa i termini "school-like families" and "family-like schools" (Epstein, 2001) per spiegare i comportamenti delle famiglie e delle scuole che credono nella condivisione degli obiettivi.
Nelle school-like families, i genitori incoraggiano, supportano e sviluppano le competenze scolastiche dei loro figli, aiutando a fare i compiti, introducendo delle attività didattiche come parte della loro routine familiare, utilizzando le stesse modalità impiegate a scuola per premiare le attività dei figli. In questo modo insegnano ai loro figli a vedere le attività scolastiche come parte del ritmo normale e naturale della vita di ogni giorno.
Nelle family-like schools, gli insegnanti mettono in atto atteggiamenti e caratteristiche presenti in una famiglia. Come avviene nelle famiglie gli insegnanti dovranno cercare di soddisfare i bisogni di unicità di ogni bambino, creare rapporti più aperti e autentici, mettere in atto comportamenti di cura.
Per ottenere il successo formativo, Epstein ha individuato sei categorie all’interno delle quali raggruppare le azioni che la scuola e la famiglia possono mettere in atto:
-Parenting. Si riferisce a tutte le azioni che i genitori devono mettere in atto per espletare gli obblighi genitoriali: cura, guida, salute per aiutare i bambini a diventare studenti capaci.
-Communicating. Da parte della scuola comunicazioni su eventi, attività importanti e linee educativo-didattiche stabilite. Da parte delle famiglie indicazioni sulla condizione di sviluppo del bambino e la sua storia educativa.
-Volunteering. Coinvolgimento delle famiglie in attività di volontariato a scuola.
- Learning At Home. Coinvolgimento dei genitori nel processo di apprendimento dei loro figli: compiti a casa, esperienze di apprendimento diversificate all’interno della comunità.
- Decision making. I genitori possono essere invitati a partecipare al processo decisionale della scuola attraverso l’iscrizione ai diversi organi di partecipazione previsti.
-Collaborating with the Community. Collaborazione con il territorio.
Con il decreto sull’Autonomia del 1999 la scuola si è aperta al territorio costruendo itinerari partecipativi e percorsi di collaborazione con le famiglie, nel reciproco rispetto dei ruoli e del riconoscimento delle proprie competenze ma ancora molto c’è da fare. Il fattore che maggiormente stimola il coinvolgimento dei genitori è che sia fortemente voluto e incoraggiato dagli insegnanti e dalla scuola.


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