Sbagliare: scientificamente provato!

Sarebbe bella una scuola che davanti ad un "libbro", anziché un libro, non lasci semplicemente un’inorridita correzione in rosso, ma ci inventi sopra una bella storia, la storia di un libro più pesante e ricco degli altri… come La grammatica della Fantasia di Rodari suggerirebbe. Basterebbe un solo prefisso a rivoluzionare le idee sull’errore: da distruttivo a creativo.



Maestra, ho sbagliato, vero?
Gli anni di T. non occupano ancora tutte le dita di una mano, eppure nella sua voce si intuisce già paura. Non una paura qualsiasi, ma la paura di sbagliare.
La paura dell'errore. Paura che ci accompagna, come un prolungamento spontaneo del nostro corpo, sin da quando ne abbiamo memoria. Paura che trasmettiamo agli alunni. Quante volte abbiamo detto e ci siamo sentiti dire (da studenti o da figli): "sta' attento a non sbagliare", "mi raccomando: non commettere errori”?
Tra i miei ricordi della scuola primaria c'è il matitone sempre ben temperato della maestra, dalle due estremità colorate: rossa e blu. Blu per gli errori quasi accettabili, le sviste perdonabili. Rosso per gli errori gravi, gravissimi, ai limiti dell'imperdonabile (sebbene altre maestre usassero questi due colori al contrario, con il blu per gli errori gravissimi); quel rosso occhieggiava come un gigantesco divieto sui compiti corretti. Eppure, l'errore fa parte della storia culturale, scientifica, umana.
Ancora meglio, l'errore fa la storia umana. Spesso è stato un inciampo necessario ad andare avanti, il pretesto per tentare la rincorsa. Persino Aristotele – colui che per secoli dominò il pensiero occidentale – aveva commesso errori da matitone rosso; aveva immaginato un Universo dominato dai quattro elementi, dove non esistevano atomi né vuoto. Eppure, proprio dal suo Errore si è evoluto il pensiero successivo, dimostrando quanto la scienza sia fallibile e mutabile. Non solo, ma se si continua a guardare alla storia umana, da grandi errori sono scaturite grandi scoperte: dalla penicillina ai raggi X e, per i più golosi, anche la Coca-Cola e le patatine fritte.
Nell’apprendimento, la questione non è molto diversa, perché spesso l’errore è spia di un cammino che sta evolvendo.
Quando un bambino sta muovendo i suoi primi passi nell’apprendimento della lingua materna e si esibisce in un: *facete bene, la tentazione per l’adulto è di rabbrividire di fronte a questa storpiatura della lingua. Eppure, con quel verbo coniugato alla fantastica maniera (di cui Rodari sarebbe stato orgoglioso), il bambino sta realizzando un’analogia linguistica: va a modellare un verbo di cui non conosce esattamente la coniugazione su un’altra che gli è più nota.
Allo stesso modo, quando un bambino presenta delle difficoltà con un plurale come quello di dito e lo realizza come *diti, in realtà sta semplicemente imitando (attraverso un processo appunto di analogia) i plurali a lui più noti.
Lo stesso fenomeno è testimoniato nell’apprendimento di altre lingue: i bambini inglesi, infatti, commettono spesso errori sui plurali irregolari come feet, realizzandoli invece come i plurali che già hanno appreso, quelli ottenuti cioè con l’aggiunta della s (*foots). Questi pochi esempi mostrano come sia necessario capovolgere il punto di vista sugli errori, tentare di togliere dalla voce di ogni bambino quella paura quasi ancestrale, primitiva.
Sarebbe bella allora una scuola che recuperi dell’errore la sua origine etimologica: dal latino Errare, vagare, ma solo perché un viaggio di apprendimento è stato intrapreso. Una scuola che davanti ad un *libbro, anziché un libro, non lasci semplicemente un’inorridita correzione in rosso, ma ci inventi sopra una bella storia, la storia di un libro più pesante e ricco degli altri… come La grammatica della Fantasia di Rodari suggerirebbe. Basterebbe cambiare un solo prefisso per rivoluzionare le idee sull’errore: da errore distruttivo a costruttivo (quindi creativo).


X Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, cliccando su accetto, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.
Accetto