Scuola-Famiglia: alla ricerca di uno spazio condiviso

La famiglia rivendica uno spazio “famiglia” in cui il bambino fonda la sua personalità e che, almeno all’inizio, la scuola non conosce e la scuola esige uno spazio “scuola” che le appartiene e che sente di poter regolare.


La famiglia viene considerata il primo contesto formativo del bambino e la scuola il primo luogo di socializzazione, in cui la formazione viene sistematizzata.
Nel momento in cui il bambino entra a scuola avviene, tra genitori e insegnanti, un primo confronto sull’idea di bambino e sulle azioni da mettere in atto per valorizzarne le potenzialità e consentirgli di affrontare nel miglior modo possibile la vita.
La scuola e la famiglia sono quindi alla continua ricerca di un lessico e un terreno condiviso, di un confine da non oltrepassare, di obiettivi comuni e di ruoli riconosciuti nel tentativo di stabilire un patto e un’alleanza educativa chiara ed efficace.
Negli ultimi decenni, soprattutto, l’Occidente è stato protagonista di notevoli cambiamenti che hanno avuto ripercussioni sulla struttura e sul ruolo della famiglia e della scuola.
La famiglia di oggi ha assunto una maggiore complessità, differenziazione e frammentazione, pur rimanendo il sistema solidale, base per il senso di identità e di appartenenza, su cui le persone preferiscono investire. La famiglia nucleare composta da mamma, papà e figli è solo una delle possibili forme di famiglia e si affianca ad una serie di altre tipologie familiari: la famiglia mono-genitoriale, la famiglia arcobaleno, la famiglia ricostruita, la famiglia di fatto.
Tutti questi modelli familiari sono legati dalla perdita del potere e della funzione genitoriale. I genitori si sostituiscono ai figli e cercano sempre meno di fare interventi educativi nella speranza che i problemi si risolvano da sé oppure cercano ricette precostituite da applicare.
La scuola d’altro canto si trova a dover rispondere a nuovi scenari e a nuove emergenze e a volte non riesce a fornire risposte adeguate ai cambiamenti che si susseguono con grande velocità.
Il terreno di incontro/scontro tra scuola e famiglia quindi diventa sempre più scivoloso, sdrucciolevole ed evanescente. La famiglia rivendica uno spazio “famiglia” in cui il bambino fonda la sua personalità e che, almeno all’inizio, la scuola non conosce; la scuola esige uno spazio “scuola” che le appartiene e che sente di poter regolare.
I confini diventano così sono indistinti e si assiste a fenomeni di confluenza o introiezione. Nel fenomeno di confluenza la scuola e la famiglia non riescono a distinguere quali aspetti appartengono ad una o all’altra, pretendono di somigliarsi: la scuola viene considerata un’estensione della famiglia e la famiglia un’estensione della scuola e questo, vanificando la possibilità di esplorazione, acuisce la necessità di porre dei confini.
Il fenomeno di introiezione si verifica quando la scuola assume le idee e le regole della famiglia e la famiglia fa lo stesso; in questo caso manca una auto-direzione e un’autoregolazione dei propri bisogni.
L'equilibrio tra scuola e famiglia inizia a nascere nel momento in cui ci si domanda  come collaborare efficacemente insieme. Quando si comincia ad essere consapevoli della presenza di alcuni compiti che appartengono alla scuola ed altri alla famiglia: le competenze didattiche, disciplinari e di gestione della classe sono della scuola, le competenze genitoriali relative alla conoscenza del proprio figlio vanno riconosciute alla famiglia.
In questo modo si definisce un confine che viene consolidato nel momento in cui si riconoscono le competenze e le responsabilità dell’altro ma, nello stesso tempo, si mette in atto l’azione fondamentale di definire un terreno condiviso nel quale collaborare per un obiettivo comune: il benessere del bambino. È infatti nello spazio della relazione che la scuola e la famiglia possono co-esistere e collaborare responsabilmente per la formazione del cittadino.
In questo modello la scuola e la famiglia hanno una percentuale di responsabilità ben definita: alla famiglia compete il 66% dell’educazione del bambino, alla scuola il 66% della formazione dell’alunno; nel terreno di condivisione la famiglia e la scuola porteranno un 33% ciascuno la cui somma sarà un 66%, pari quindi alla percentuale delle responsabilità di ciascuno.
In questo modo le due agenzie formative quindi potranno avere un loro confine ma anche la possibilità di oltrepassarlo, trovandosi in un terreno comune di relazione in cui si è collegati ma non si perde la propria identità e in cui ci si riconosce la propria specificità e si assume un lessico pedagogico comune, obiettivi comuni e ruoli riconosciuti. Quando si parla un lessico e obiettivi comuni e si ha un terreno condiviso il conflitto può nascere ma si può risolvere: lavorando sull’assunzione delle proprie responsabilità e cercando di perseguire il benessere del bambino.
Il rapporto tra famiglie e scuola va costruito giorno per giorno attraverso il confronto, il dialogo e la negoziazione nella convinzione che per ottenere il successo formativo dell’alunno sia necessaria la collaborazione di entrambe le parti e che ognuna, grazie alla propria specificità, è fondamentale nello sviluppo globale del futuro cittadino.


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