Trattare con alunni difficili: le fasi di azione secondo Robert J. Marzano

Ogni insegnante è consapevole che molti studenti hanno necessità differenti nella sfera mentale, comportamentale e relazionale e hanno bisogno di un’attenzione in più per riuscire a mettere in atto atteggiamenti adeguati al contesto sociale nel quale si trovano. Marzano sostiene che l’insegnante deve promuovere comportamenti adeguati al contesto e calibrare le proprie strategie didattiche ai differenti bisogni degli allievi.


Robert J. Marzano sostiene che le scuole possono avere un enorme impatto sui risultati degli studenti se seguono la direzione fornita dalla ricerca.
Un insegnante professionista, afferma Marzano, può mutuare dalla ricerca le fasi d'azione per l'attuazione di efficaci strategie di cambiamento.
Molto utile per strutturare il processo di insegnamento su solide basi scientifiche è la traduzione fatta da Luigi d’Alonzo, nel suo interessantissimo testo “La gestione della classe” (Editrice La Scuola), della proposta di Robert J. Marzano per aiutare i docenti a offrire proposte educative funzionali alla crescita degli studenti con bisogni educativi speciali.
Ogni insegnante è consapevole che molti studenti hanno necessità differenti nella sfera mentale, comportamentale e relazionale e hanno bisogno di un’attenzione in più per riuscire a mettere in atto atteggiamenti adeguati al contesto sociale nel quale si trovano.
Marzano sostiene che l’insegnante deve promuovere comportamenti adeguati al contesto e calibrare le proprie strategie didattiche ai differenti bisogni degli allievi.
Di seguito i suggerimenti proposti da Robert J. Marzano.
Lo studente passivo
Lo studente passivo tende a evitare le sofferenze delle esperienze negative. Se nelle esperienze formative proposte, intravede possibilità di insuccesso, tende a rinunciare o a procrastinare.
Ha un grande timore del fallimento, si autoconvince di non essere in grado di portare a termine i lavori proposti e sperimenta spesso sensazioni di frustrazione. Ha paura delle relazioni con i compagni, cerca di rendersi quanto più invisibile, non inizia le conversazioni e evita situazioni in cui si sente controllato dai compagni.
In presenza di uno studente passivo, l’insegnante deve costruire una relazione il più possibile accogliente e di fiducia, eliminando critiche e rimproveri, rinforzando con elogi e lodi anche i piccoli successi ottenuti. È importante che tuteli lo studente, ma questo vale per tutti gli allievi, da situazioni aggressive e fallimentari.
Attraverso questi accorgimenti lo studente via via acquisirà una visione positiva di sé e una prima sensazione di autostima.
Lo studente aggressivo
Lo studente aggressivo tende a dominare sugli altri, a prevaricare con i propri bisogni sulle necessità altrui, a non avere capacità alternative per esprimere le proprie idee o pensieri. È molto ostile nei confronti degli altri, usa espressioni verbali o anche fisiche minacciose e intimidatorie. Resiste verbalmente e non verbalmente alle richieste degli insegnanti, mettendo in atti comportamenti opposti a quelli richiesti e esige che gli altri cedano alle sue richieste. Spesso provoca di nascosto gli altri ma si comporta come una vittima.
L’insegnante, per prima cosa, dovrebbe cercare di osservare questi comportamenti in differenti situazioni, cercando di descriverli nelle sue fasi significative. Potrebbe, poi, concordare con lo studente aggressivo premi e lodi che possano rinforzare i comportamenti positivi e nello stesso tempo punizioni e sanzioni per i comportamenti aggressivi da sanzionare o premiare immediatamente.
Si suggerisce anche di pianificare percorsi in cui gli studenti aggressivi possano contribuire al successo formativo dei compagni, anche in attività extrascolastiche.
Lo studente con problemi di attenzione
Lo studente con problemi di attenzione mostra difficoltà sia a livello di attenzione che di comportamento. Queste problematicità possono essere attribuite a disordini neurologici, acuiti da problemi familiari, sociali o condizioni biochimiche.
Lo studente potrebbe avere difficoltà nel controllo dei comportamenti motori o verbali, essere irrequieto e fare fatica a portare a termine i compiti richiesti. Ha difficoltà nell’ascolto, nell’organizzazione del lavoro scolastico e nella rispetto delle consegne date.
L’insegnante attento a queste difficoltà dovrebbe sostenerlo nella progressiva acquisizione di competenze legate allo studio e all’organizzazione del pensiero. Potrebbe premiare i comportamenti positivi, contrattando con lo studente azioni comportamentali ben precise e, nello stesso tempo, potrebbe aiutarlo a definire chiaramente e per iscritto, procedure da seguire utili a termine un compito. Un altro suggerimento utile è quello di assegnargli un buddy che collabori con lui e lo aiuti ad acquisire modalità comportamentali adeguate.
Lo studente perfezionista
Lo studente perfezionista ha un’idea di sé irrealista ed elevata. Tende, quindi, ad avere un timore esagerato di sbagliare e ha paura che i suoi errori vengano scoperti, procurandogli di conseguenza, imbarazzo e vergogna. I comportamenti che mette in atto sono improntati sull’evitamento delle brutte figure e dell’imbarazzo. È molto critico verso se stesso, sfugge le situazioni formative che non ritiene di poter portare a termine con successo, è interessato al successo e non alle relazioni.
L’insegnante di fronte a questi studenti dovrebbe modificare il rapporto che hanno con lo sbaglio e con l’errore, cercando di mettere in atto comportamenti di fiducia e accettazione. Molto utile sarebbe invitarli ad essere buddy del loro compagni, al fine di stimolarli verso la relazione.
Lo studente con problemi relazionali
Lo studente con problemi relazionali con molta probabilità non ha ricevuto una formazione relativamente alle competenze relazionali e tende a interpretare in modo sbagliato le espressioni verbali e i segnali del corpo dei compagni. Questo, nonostante la sua volontà di fare amicizia, non gli permette di essere accettato dal gruppo classe e lo condanna, spesso, a isolamento e prese in giro.
Il docente dovrebbe lavorare con tutta la classe sullo sviluppo delle competenze relazionali, facendo lui stesso da modello o presentando modelli positivi. Sarebbe utile lavorare su tutti quegli aspetti verbali, non verbali e para-verbali alla basi di competenze relazionali positive.
 
Ogni studente dovrebbe avere la fortuna ma soprattutto il diritto di incontrare, durante la propria carriera scolastica, un docente che sappia comprendere i suoi bisogni speciali o anche i suoi momenti di difficoltà e di soddisfarli attraverso una adeguata, efficace proposta educativa e formativa, funzionale allo sviluppo armonioso della sua personalità.
 
Da: R.J. Marzano, What works in schools: Transalting research into action, ASCD, Alexandria, VA 2003, pp, 104-105.
 


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